Questa mattina una delegazione del Comitato piemontese "Vota Sì per fermare il nucleare", congiuntamente a una delegazione del "Movimento per l'alternativa al nucleare", ha presidiato il Consiglio Regionale, ottenendo un incontro con il Presidente e alcuni Consiglieri.
Ecco il documento che abbiamo dato loro:
RINASCITA NUCLEARE IN PIEMONTE? CHIEDIAMO CHIARIMENTI ALLA REGIONE ...
Il problema del nucleare tocca da vicino il Piemonte, sia per il lascito delle pregresse attività in campo nucleare, che si trova oggi concentrato maggiormente nella nostra regione, sia per la presenza di siti potenzialmente interessanti per il nuovo programma nucleare italiano.
Le tragiche vicende avvenute recentemente in Giappone mostrano chiaramente come una catena di avvenimenti possa portare a situazioni gravissime e di una portata tale da condizionare gli insediamenti urbani e produttivi di vasti territori. Per inciso ricordiamo che il sito di Saluggia (VC) ove è depositato oltre l'80% di tutti i rifiuti radioattivi italiani, si trova a 30 km da Torino e da Vercelli, a 50 da Novara e a 90 da Milano.
Noi cittadini ci interroghiamo oggi, in assenza di una qualsivoglia posizione affermata con chiarezza e determinazione da parte dell'Amministrazione Regionale, su quali siano le posizioni programmatiche in merito a:
Gestione delle scorie nucleari e sito di Saluggia: qual è e quale sarà la funzione e la destinazione del sito di Saluggia, in particolare in un momento in cui si assiste ad un balletto di bandi di gara della SOGIN per la realizzazione dell'impianto CEMEX, pubblicati e poi ritirati ed infine ripresentati, nonché di progetti per la realizzazione di grandi depositi di rifiuti radioattivi. Ricordiamo che la localizzazione del complesso nucleare di Saluggia, in prossimità della Dora Baltea, lo espone ad evidenti rischi di esondazione. Inoltre, le attività svolte nel centro Eurex e gli incidenti ivi verificatisi hanno già contaminato la falda acquifera: i test effettuati dall'ARPA nell'acqua di falda superficiale attorno al sito di Saluggia evidenziano una presenza di Stronzio 90, Cobalto 60, Cesio 137 e Trizio, la cui concentrazione varia nel tempo, indicando così il movimento di questi radionuclidi nella falda ed il conseguente rischio di contaminazione dei pozzi del vicino Acquedotto del Monferrato.
Trasporto di scorie nucleari verso il sito di riprocessamento di La Hague (Francia) e attuazione della Legge regionale 18 febbraio 2010, n. 5 "Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti". Il primo dei dieci trasporti di scorie nucleari previsti da Saluggia a La Hague è stato effettuato in data 7 febbraio 2011 senza l'applicazione di quanto disposto dalla menzionata Legge Regionale, ed in particolare senza la prevista informazione alla popolazione dei Comuni attraversati (in qualità di soggetto “che rischia di essere interessato dall'emergenza radioattiva”) di tutte le informazioni riguardanti “le misure di protezione sanitaria ad essa applicabili, nonché sul comportamento che deve adottare in caso di emergenza radioattiva”, come previsto dalla Direttiva n. 618 che il Consiglio delle Comunità Europee ha adottato il 27 novembre 1989.
Quando e come sarà formulato e comunicato alle popolazione interessate il piano di emergenza riguardante i trasporti di scorie radioattive?
Localizzazione di nuovi impianti nucleari: al di là di eventuali moratorie, è evidente che la Regione Piemonte potrebbe essere prescelta come sito per la realizzazione di nuovi impianti nucleari (centrali di produzione e sito di stoccaggio) a causa delle precedenti localizzazioni (Trino), della relativa disponibilità di un corpo idrico per il raffreddamento La cittadinanza piemontese ha il diritto di essere informata in merito a queste eventuali installazioni che avranno, se realizzate, delle notevoli ripercussione sugli assetti e sulla gestione dei territori coinvolti. Chiediamo dunque a questa Amministrazione Regionale di esprimersi con chiarezza in merito alla disponibilità o indisponibilità a dare seguito autorizzativo a questi impianti tecnologici.
Ricordiamo infine che un eventuale ricorso all'uso dell'energia nucleare in complemento o sostituzione di altre fonti energetiche fossili, risulta una risposta del tutto inadeguata alla complessità del nodo energetico. In particolare riteniamo che sia un percorso:
inutile, perché il peso dell'energia nucleare nel contesto energetico mondiale è trascurabile (6%), ed un suo eventuale aumento non cambierebbe significativamente il mix di riserve fossili attualmente usate;
costoso, in quanto una parte consistente del ciclo nucleare (gestione delle scorie e smantellamento delle centrali) è a tutt'oggi indefinibile e sottostimata, trasformandosi così in esternalità lasciata a carico delle generazioni future; a questo si deve aggiungere che i costi noti del kWh nucleare risultano già ora superiori a quelli di altre fonti e remunerativi per gli operatori energetici solo in presenza di sussidi pubblici, diretti o indiretti;
dannoso, in quanto anche in condizioni non accidentali, l'esercizio di reattori nucleari rilascia radionuclidi nell'ambiente (dalla culla alla tomba del ciclo nucleare) i cui effetti iniziano ad essere messi in evidenza; è dannoso, inoltre, da un punto strategico perché vincolerebbe ingenti risorse economiche (ricerca, formazione, infrastrutture) ad un unico settore energetico, impedendo così la diversificazione verso altre fonti e precludendo così la possibilità di indirizzare il futuro energetico degli italiani.
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