mercoledì 30 marzo 2011

NUCLEARE: IMPARARE DAL PASSATO

Riportiamo qui di seguito l'intervento di Rossana Vallino letto alla manifestazione nazionale di sabato scorso a Roma.

NUCLEARE: IMPARARE DAL PASSATO
Conoscere la triste eredità del nucleare passato ci potrà guidare nelle scelte per il nucleare futuro

La vecchia stagione del nucleare in Italia, con quattro centrali attive (Caorso, Latina, Sessa Aurunca e Trino), ha fornito al Paese 93 miliardi di kilowattora di energia elettrica.
Un facile calcolo ci dimostra che questa energia è quella che copre poco più di tre mesi degli attuali consumi.
A fronte di questa produzione –assolutamente non significativa- abbiamo a tutt’oggi, dopo quasi trenta anni dalla loro chiusura, i siti nucleari ancora compromessi, il problema irrisolto (perché forse irrisolvibile) delle scorie che dobbiamo tenere in sicurezza per migliaia di anni e una bolletta elettrica appesantita dai costi di tutto questo.
L’Italia quindi ha già sperimentato cosa vuol dire il nucleare, e continuano a sperimentarlo quelle popolazioni che, trovandosi nelle pressi di questi siti, continuano ad avere militarizzato il loro territorio ed a vivere con ansia ogni evento più o meno naturale.
Io arrivo da Saluggia, provincia di Vercelli, in Piemonte, dove è conservato più dell’80% dei rifiuti radioattivi di tutta Italia, in depositi situati a venti metri dal fiume Dora Baltea, a pochi chilometri dalla sua confluenza con il Po e a monte dei pozzi del più importante acquedotto del Piemonte.
La falda acquifera, per fortuna solo quella superficiale, è già stata contaminata; nell’aria e nell’acqua vengono normalmente e legalmente da anni e anni rilasciate sostanze radioattive; nel caso di alluvioni si è sfiorato più volte il disastro planetario, e ogni qualvolta c’è in atto una guerra, come in questi giorni, il sito diventa un bersaglio da proteggere con l’esercito.
Vivere vicino al nucleare fa sentire a volte ostili, perché possono nascondere veleni invisibili, anche i beni comuni più vitali e preziosi quali l’acqua, l’aria, la terra stessa.
Siamo perciò particolarmente vicini, in questo giorno di grande mobilitazione per la difesa dei beni comuni e contro il nucleare di pace e di guerra, alle vittime dei disastri che hanno colpito il Giappone ed esprimiamo loro –tutti insieme- la nostra solidarietà.
Stiamo parlando dei disastri provocati non solo dagli eventi sismici, ma anche dallo scellerato e ostinato ricorso alla tecnologia nucleare perseguito anche dai governanti giapponesi.
Possiamo solo immaginare quanto sia grande l’angoscia del popolo giapponese in questi giorni nel rivivere lo stesso incubo che 65 anni fa portò la morte radioattiva a Hiroshima e Nagasaki.
Pur rispettando la loro compostezza e dignità, pur nello sgomento che ci accomuna a loro, vogliamo però che qui oggi sorga alto e forte il medesimo grido che si levò dopo Chernobyl e Three Mile Island: NUCLEARE MAI PIU’!
L’avventura del nucleare civile è finita tra le rovine fumanti dei reattori di Fukushima.
Gli alibi, che ancora dopo Chernobyl sostenevano la presunta superiorità della tecnologia nucleare occidentale, non hanno retto alla prova dei fatti.
Se il peggio è stato evitato, lo si deve ai lavoratori della centrale e ai vigili del fuoco che, come accadde a Chernobyl, hanno lottato fino alla fine pur sapendo di non avere scampo da quel nemico invisibile e inesorabile che è la morte per radiazioni.
Posti di fronte al disastro del Giappone, i governi dei paesi nuclearizzati mostrano prudenza: Germania, Stati Uniti, Svizzera e perfino l’ambiziosa Cina dovranno rivedere le loro politica dell’energia a partire dall’impiego del nucleare.
Ma in che modo, e fino a che punto la lobby nucleare internazionale sarà disposta a farsi da parte?
Fino a che punto il peso delle economie legate al nucleare come la Francia, gli Stati Uniti e lo stesso Giappone saranno in grado di condizionare le scelte energetiche che coinvolgono inevitabilmente il mondo intero?
Una svolta epocale si impone, e non da oggi, verso un nuovo modello di futuro, verso una transizione energetica orientata all’efficienza e al risparmio e a un diverso modo di produrre e consumare energia, basato sulle fonti rinnovabili e pulite.
Non sarà sostituendo una risorsa ormai scarsa come il petrolio con una risorsa ancora più scarsa quale l’uranio che si potrà sperare in un futuro di benessere e di pace per tutti.
I conflitti per l’accesso alle risorse naturali, in primo luogo quelle energetiche, possono essere evitati solo con l’impiego di fonti rinnovabili che, come il sole, sono democraticamente distribuite e praticamente inesauribili.
L'impegno per l'efficienza energetica, il risparmio, le fonti rinnovabili a più basso impatto ambientale e contro il nucleare, è un impegno di pace.
Non ci facciamo però illusioni: la definitiva messa al bando del nucleare civile e militare è ancora tutta da conquistare, e qui in Italia abbiamo per la seconda volta l’occasione di farlo.
Il governo, ignorando la schiacciante vittoria del SI’ al referendum del 1987, aveva riesumato un improbabile, folle e inutile programma nucleare italiano.
Ora che il disastro di Fukushima si è consumato, la schiera di scienziati, ministri e improvvisati divulgatori che irridevano gli argomenti degli antinucleari chiede una pausa di riflessione.
Ma noi non ci fidiamo!
Il 12 e 13 giugno dobbiamo andare a votare e ribadire la nostra contrarietà al nucleare.
Dobbiamo organizzarci, mobilitarci e convincere la gente che il loro voto è decisivo per il futuro nostro e delle generazioni future.
Noi non abbiamo milioni di euro per martellanti e ingannevoli pubblicità, la nostra forza siamo –insieme- ognuno di noi, che nel suo territorio deve attivarsi e dar vita ai Comitati per il Sì.
Tutti insieme per chiedere ai cittadini di non lasciarsi ingannare dalla politica dilatoria del governo e di prendere parte attiva alla campagna referendaria per portare 30 milioni di elettori a votare SI’ per fermare il nucleare, SI’ per l’acqua bene comune.

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