Riportiamo qui di seguito l'intervento di Rossana Vallino letto alla manifestazione nazionale di sabato scorso a Roma.
NUCLEARE: IMPARARE DAL PASSATO
Conoscere la triste eredità del nucleare passato ci potrà guidare nelle scelte per il nucleare futuro
La vecchia stagione del nucleare in Italia, con quattro centrali attive (Caorso, Latina, Sessa Aurunca e Trino), ha fornito al Paese 93 miliardi di kilowattora di energia elettrica.
Un facile calcolo ci dimostra che questa energia è quella che copre poco più di tre mesi degli attuali consumi.
A fronte di questa produzione –assolutamente non significativa- abbiamo a tutt’oggi, dopo quasi trenta anni dalla loro chiusura, i siti nucleari ancora compromessi, il problema irrisolto (perché forse irrisolvibile) delle scorie che dobbiamo tenere in sicurezza per migliaia di anni e una bolletta elettrica appesantita dai costi di tutto questo.
L’Italia quindi ha già sperimentato cosa vuol dire il nucleare, e continuano a sperimentarlo quelle popolazioni che, trovandosi nelle pressi di questi siti, continuano ad avere militarizzato il loro territorio ed a vivere con ansia ogni evento più o meno naturale.
Io arrivo da Saluggia, provincia di Vercelli, in Piemonte, dove è conservato più dell’80% dei rifiuti radioattivi di tutta Italia, in depositi situati a venti metri dal fiume Dora Baltea, a pochi chilometri dalla sua confluenza con il Po e a monte dei pozzi del più importante acquedotto del Piemonte.
La falda acquifera, per fortuna solo quella superficiale, è già stata contaminata; nell’aria e nell’acqua vengono normalmente e legalmente da anni e anni rilasciate sostanze radioattive; nel caso di alluvioni si è sfiorato più volte il disastro planetario, e ogni qualvolta c’è in atto una guerra, come in questi giorni, il sito diventa un bersaglio da proteggere con l’esercito.
Vivere vicino al nucleare fa sentire a volte ostili, perché possono nascondere veleni invisibili, anche i beni comuni più vitali e preziosi quali l’acqua, l’aria, la terra stessa.
Siamo perciò particolarmente vicini, in questo giorno di grande mobilitazione per la difesa dei beni comuni e contro il nucleare di pace e di guerra, alle vittime dei disastri che hanno colpito il Giappone ed esprimiamo loro –tutti insieme- la nostra solidarietà.
Stiamo parlando dei disastri provocati non solo dagli eventi sismici, ma anche dallo scellerato e ostinato ricorso alla tecnologia nucleare perseguito anche dai governanti giapponesi.
Possiamo solo immaginare quanto sia grande l’angoscia del popolo giapponese in questi giorni nel rivivere lo stesso incubo che 65 anni fa portò la morte radioattiva a Hiroshima e Nagasaki.
Pur rispettando la loro compostezza e dignità, pur nello sgomento che ci accomuna a loro, vogliamo però che qui oggi sorga alto e forte il medesimo grido che si levò dopo Chernobyl e Three Mile Island: NUCLEARE MAI PIU’!
L’avventura del nucleare civile è finita tra le rovine fumanti dei reattori di Fukushima.
Gli alibi, che ancora dopo Chernobyl sostenevano la presunta superiorità della tecnologia nucleare occidentale, non hanno retto alla prova dei fatti.
Se il peggio è stato evitato, lo si deve ai lavoratori della centrale e ai vigili del fuoco che, come accadde a Chernobyl, hanno lottato fino alla fine pur sapendo di non avere scampo da quel nemico invisibile e inesorabile che è la morte per radiazioni.
Posti di fronte al disastro del Giappone, i governi dei paesi nuclearizzati mostrano prudenza: Germania, Stati Uniti, Svizzera e perfino l’ambiziosa Cina dovranno rivedere le loro politica dell’energia a partire dall’impiego del nucleare.
Ma in che modo, e fino a che punto la lobby nucleare internazionale sarà disposta a farsi da parte?
Fino a che punto il peso delle economie legate al nucleare come la Francia, gli Stati Uniti e lo stesso Giappone saranno in grado di condizionare le scelte energetiche che coinvolgono inevitabilmente il mondo intero?
Una svolta epocale si impone, e non da oggi, verso un nuovo modello di futuro, verso una transizione energetica orientata all’efficienza e al risparmio e a un diverso modo di produrre e consumare energia, basato sulle fonti rinnovabili e pulite.
Non sarà sostituendo una risorsa ormai scarsa come il petrolio con una risorsa ancora più scarsa quale l’uranio che si potrà sperare in un futuro di benessere e di pace per tutti.
I conflitti per l’accesso alle risorse naturali, in primo luogo quelle energetiche, possono essere evitati solo con l’impiego di fonti rinnovabili che, come il sole, sono democraticamente distribuite e praticamente inesauribili.
L'impegno per l'efficienza energetica, il risparmio, le fonti rinnovabili a più basso impatto ambientale e contro il nucleare, è un impegno di pace.
Non ci facciamo però illusioni: la definitiva messa al bando del nucleare civile e militare è ancora tutta da conquistare, e qui in Italia abbiamo per la seconda volta l’occasione di farlo.
Il governo, ignorando la schiacciante vittoria del SI’ al referendum del 1987, aveva riesumato un improbabile, folle e inutile programma nucleare italiano.
Ora che il disastro di Fukushima si è consumato, la schiera di scienziati, ministri e improvvisati divulgatori che irridevano gli argomenti degli antinucleari chiede una pausa di riflessione.
Ma noi non ci fidiamo!
Il 12 e 13 giugno dobbiamo andare a votare e ribadire la nostra contrarietà al nucleare.
Dobbiamo organizzarci, mobilitarci e convincere la gente che il loro voto è decisivo per il futuro nostro e delle generazioni future.
Noi non abbiamo milioni di euro per martellanti e ingannevoli pubblicità, la nostra forza siamo –insieme- ognuno di noi, che nel suo territorio deve attivarsi e dar vita ai Comitati per il Sì.
Tutti insieme per chiedere ai cittadini di non lasciarsi ingannare dalla politica dilatoria del governo e di prendere parte attiva alla campagna referendaria per portare 30 milioni di elettori a votare SI’ per fermare il nucleare, SI’ per l’acqua bene comune.
mercoledì 30 marzo 2011
martedì 29 marzo 2011
RINASCITA NUCLEARE IN PIEMONTE? CHIEDIAMO CHIARIMENTI ALLA REGIONE ...
Questa mattina una delegazione del Comitato piemontese "Vota Sì per fermare il nucleare", congiuntamente a una delegazione del "Movimento per l'alternativa al nucleare", ha presidiato il Consiglio Regionale, ottenendo un incontro con il Presidente e alcuni Consiglieri.
Ecco il documento che abbiamo dato loro:
RINASCITA NUCLEARE IN PIEMONTE? CHIEDIAMO CHIARIMENTI ALLA REGIONE ...
Il problema del nucleare tocca da vicino il Piemonte, sia per il lascito delle pregresse attività in campo nucleare, che si trova oggi concentrato maggiormente nella nostra regione, sia per la presenza di siti potenzialmente interessanti per il nuovo programma nucleare italiano.
Le tragiche vicende avvenute recentemente in Giappone mostrano chiaramente come una catena di avvenimenti possa portare a situazioni gravissime e di una portata tale da condizionare gli insediamenti urbani e produttivi di vasti territori. Per inciso ricordiamo che il sito di Saluggia (VC) ove è depositato oltre l'80% di tutti i rifiuti radioattivi italiani, si trova a 30 km da Torino e da Vercelli, a 50 da Novara e a 90 da Milano.
Noi cittadini ci interroghiamo oggi, in assenza di una qualsivoglia posizione affermata con chiarezza e determinazione da parte dell'Amministrazione Regionale, su quali siano le posizioni programmatiche in merito a:
Gestione delle scorie nucleari e sito di Saluggia: qual è e quale sarà la funzione e la destinazione del sito di Saluggia, in particolare in un momento in cui si assiste ad un balletto di bandi di gara della SOGIN per la realizzazione dell'impianto CEMEX, pubblicati e poi ritirati ed infine ripresentati, nonché di progetti per la realizzazione di grandi depositi di rifiuti radioattivi. Ricordiamo che la localizzazione del complesso nucleare di Saluggia, in prossimità della Dora Baltea, lo espone ad evidenti rischi di esondazione. Inoltre, le attività svolte nel centro Eurex e gli incidenti ivi verificatisi hanno già contaminato la falda acquifera: i test effettuati dall'ARPA nell'acqua di falda superficiale attorno al sito di Saluggia evidenziano una presenza di Stronzio 90, Cobalto 60, Cesio 137 e Trizio, la cui concentrazione varia nel tempo, indicando così il movimento di questi radionuclidi nella falda ed il conseguente rischio di contaminazione dei pozzi del vicino Acquedotto del Monferrato.
Trasporto di scorie nucleari verso il sito di riprocessamento di La Hague (Francia) e attuazione della Legge regionale 18 febbraio 2010, n. 5 "Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti". Il primo dei dieci trasporti di scorie nucleari previsti da Saluggia a La Hague è stato effettuato in data 7 febbraio 2011 senza l'applicazione di quanto disposto dalla menzionata Legge Regionale, ed in particolare senza la prevista informazione alla popolazione dei Comuni attraversati (in qualità di soggetto “che rischia di essere interessato dall'emergenza radioattiva”) di tutte le informazioni riguardanti “le misure di protezione sanitaria ad essa applicabili, nonché sul comportamento che deve adottare in caso di emergenza radioattiva”, come previsto dalla Direttiva n. 618 che il Consiglio delle Comunità Europee ha adottato il 27 novembre 1989.
Quando e come sarà formulato e comunicato alle popolazione interessate il piano di emergenza riguardante i trasporti di scorie radioattive?
Localizzazione di nuovi impianti nucleari: al di là di eventuali moratorie, è evidente che la Regione Piemonte potrebbe essere prescelta come sito per la realizzazione di nuovi impianti nucleari (centrali di produzione e sito di stoccaggio) a causa delle precedenti localizzazioni (Trino), della relativa disponibilità di un corpo idrico per il raffreddamento La cittadinanza piemontese ha il diritto di essere informata in merito a queste eventuali installazioni che avranno, se realizzate, delle notevoli ripercussione sugli assetti e sulla gestione dei territori coinvolti. Chiediamo dunque a questa Amministrazione Regionale di esprimersi con chiarezza in merito alla disponibilità o indisponibilità a dare seguito autorizzativo a questi impianti tecnologici.
Ricordiamo infine che un eventuale ricorso all'uso dell'energia nucleare in complemento o sostituzione di altre fonti energetiche fossili, risulta una risposta del tutto inadeguata alla complessità del nodo energetico. In particolare riteniamo che sia un percorso:
inutile, perché il peso dell'energia nucleare nel contesto energetico mondiale è trascurabile (6%), ed un suo eventuale aumento non cambierebbe significativamente il mix di riserve fossili attualmente usate;
costoso, in quanto una parte consistente del ciclo nucleare (gestione delle scorie e smantellamento delle centrali) è a tutt'oggi indefinibile e sottostimata, trasformandosi così in esternalità lasciata a carico delle generazioni future; a questo si deve aggiungere che i costi noti del kWh nucleare risultano già ora superiori a quelli di altre fonti e remunerativi per gli operatori energetici solo in presenza di sussidi pubblici, diretti o indiretti;
dannoso, in quanto anche in condizioni non accidentali, l'esercizio di reattori nucleari rilascia radionuclidi nell'ambiente (dalla culla alla tomba del ciclo nucleare) i cui effetti iniziano ad essere messi in evidenza; è dannoso, inoltre, da un punto strategico perché vincolerebbe ingenti risorse economiche (ricerca, formazione, infrastrutture) ad un unico settore energetico, impedendo così la diversificazione verso altre fonti e precludendo così la possibilità di indirizzare il futuro energetico degli italiani.
Ecco il documento che abbiamo dato loro:
RINASCITA NUCLEARE IN PIEMONTE? CHIEDIAMO CHIARIMENTI ALLA REGIONE ...
Il problema del nucleare tocca da vicino il Piemonte, sia per il lascito delle pregresse attività in campo nucleare, che si trova oggi concentrato maggiormente nella nostra regione, sia per la presenza di siti potenzialmente interessanti per il nuovo programma nucleare italiano.
Le tragiche vicende avvenute recentemente in Giappone mostrano chiaramente come una catena di avvenimenti possa portare a situazioni gravissime e di una portata tale da condizionare gli insediamenti urbani e produttivi di vasti territori. Per inciso ricordiamo che il sito di Saluggia (VC) ove è depositato oltre l'80% di tutti i rifiuti radioattivi italiani, si trova a 30 km da Torino e da Vercelli, a 50 da Novara e a 90 da Milano.
Noi cittadini ci interroghiamo oggi, in assenza di una qualsivoglia posizione affermata con chiarezza e determinazione da parte dell'Amministrazione Regionale, su quali siano le posizioni programmatiche in merito a:
Gestione delle scorie nucleari e sito di Saluggia: qual è e quale sarà la funzione e la destinazione del sito di Saluggia, in particolare in un momento in cui si assiste ad un balletto di bandi di gara della SOGIN per la realizzazione dell'impianto CEMEX, pubblicati e poi ritirati ed infine ripresentati, nonché di progetti per la realizzazione di grandi depositi di rifiuti radioattivi. Ricordiamo che la localizzazione del complesso nucleare di Saluggia, in prossimità della Dora Baltea, lo espone ad evidenti rischi di esondazione. Inoltre, le attività svolte nel centro Eurex e gli incidenti ivi verificatisi hanno già contaminato la falda acquifera: i test effettuati dall'ARPA nell'acqua di falda superficiale attorno al sito di Saluggia evidenziano una presenza di Stronzio 90, Cobalto 60, Cesio 137 e Trizio, la cui concentrazione varia nel tempo, indicando così il movimento di questi radionuclidi nella falda ed il conseguente rischio di contaminazione dei pozzi del vicino Acquedotto del Monferrato.
Trasporto di scorie nucleari verso il sito di riprocessamento di La Hague (Francia) e attuazione della Legge regionale 18 febbraio 2010, n. 5 "Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti". Il primo dei dieci trasporti di scorie nucleari previsti da Saluggia a La Hague è stato effettuato in data 7 febbraio 2011 senza l'applicazione di quanto disposto dalla menzionata Legge Regionale, ed in particolare senza la prevista informazione alla popolazione dei Comuni attraversati (in qualità di soggetto “che rischia di essere interessato dall'emergenza radioattiva”) di tutte le informazioni riguardanti “le misure di protezione sanitaria ad essa applicabili, nonché sul comportamento che deve adottare in caso di emergenza radioattiva”, come previsto dalla Direttiva n. 618 che il Consiglio delle Comunità Europee ha adottato il 27 novembre 1989.
Quando e come sarà formulato e comunicato alle popolazione interessate il piano di emergenza riguardante i trasporti di scorie radioattive?
Localizzazione di nuovi impianti nucleari: al di là di eventuali moratorie, è evidente che la Regione Piemonte potrebbe essere prescelta come sito per la realizzazione di nuovi impianti nucleari (centrali di produzione e sito di stoccaggio) a causa delle precedenti localizzazioni (Trino), della relativa disponibilità di un corpo idrico per il raffreddamento La cittadinanza piemontese ha il diritto di essere informata in merito a queste eventuali installazioni che avranno, se realizzate, delle notevoli ripercussione sugli assetti e sulla gestione dei territori coinvolti. Chiediamo dunque a questa Amministrazione Regionale di esprimersi con chiarezza in merito alla disponibilità o indisponibilità a dare seguito autorizzativo a questi impianti tecnologici.
Ricordiamo infine che un eventuale ricorso all'uso dell'energia nucleare in complemento o sostituzione di altre fonti energetiche fossili, risulta una risposta del tutto inadeguata alla complessità del nodo energetico. In particolare riteniamo che sia un percorso:
inutile, perché il peso dell'energia nucleare nel contesto energetico mondiale è trascurabile (6%), ed un suo eventuale aumento non cambierebbe significativamente il mix di riserve fossili attualmente usate;
costoso, in quanto una parte consistente del ciclo nucleare (gestione delle scorie e smantellamento delle centrali) è a tutt'oggi indefinibile e sottostimata, trasformandosi così in esternalità lasciata a carico delle generazioni future; a questo si deve aggiungere che i costi noti del kWh nucleare risultano già ora superiori a quelli di altre fonti e remunerativi per gli operatori energetici solo in presenza di sussidi pubblici, diretti o indiretti;
dannoso, in quanto anche in condizioni non accidentali, l'esercizio di reattori nucleari rilascia radionuclidi nell'ambiente (dalla culla alla tomba del ciclo nucleare) i cui effetti iniziano ad essere messi in evidenza; è dannoso, inoltre, da un punto strategico perché vincolerebbe ingenti risorse economiche (ricerca, formazione, infrastrutture) ad un unico settore energetico, impedendo così la diversificazione verso altre fonti e precludendo così la possibilità di indirizzare il futuro energetico degli italiani.
ASSOCIAZIONI E SINGOLI CITTADINI UNITI PER DIRE NO AL RITORNO DEL NUCLEARE IN ITALIA
IL COMITATO REGIONALE "VOTA SI’ PER FERMARE IL NUCLEARE” HA PRESENTATO LA CAMPAGNA REFERENDARIA IN PIEMONTE
Anche il Piemonte si mobilita per dire no alla scelta del governo italiano di tornare all'atomo e, in vista del referendum del 12 giugno prossimo, un vasto schieramento di associazioni e cittadini da sempre schierati contro il nucleare si è unito per far fronte comune, con l'obiettivo di convincere la maggioranza degli italiani a votare Sì al referendum.
A distanza di quasi 25 anni dal tragico incidente di Chernobyl e del referendum che fermò il nucleare in italia, gli italiani sono ora nuovamente chiamati alle urne per scegliere la strada da intraprendere nei prossimi anni in campo energetico.
Tornare al nucleare è una scelta molto costosa, rischiosa e controproducente. Rimangono sostanzialmente inalterati rispetto alla vecchia stagione del nucleare in Italia il problema della sicurezza e quello delle scorie. Al di là del rischio di incidenti gravi, i reattori nucleari rilasciano radioattività in aria e in acqua, nel corso del normale funzionamento e a causa di incidenti piccoli che sono abbastanza frequenti. Durante il normale esercizio della centrale vengono contaminati non solo i lavoratori ma anche le popolazioni che vivono intorno all'impianto, in quanto sono consentiti dei rilasci di radioattività all'esterno dell'impianto.
Secondo i risultati dello studio KIKK, commissionato dal Bundesamt für Strahlenschutz (Bfs), l'Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni, a un gruppo di dodici specialisti di livello internazionale (la più ampia indagine mai condotta sul campo, conclusa nel 2008) esiste dipendenza dell'insorgenza di patologie infantili dalla vicinanza alle centrali: nel raggio di 5 km dalla centrale è stato rilevato un incremento rispetto alla media di 1,6 volte dei tumori embriogenetici e di 2,2 volte delle leucemie infantili rispetto ai casi attesi.
Inoltre il ritorno all'atomo non ci metterà al riparo dalla dipendenza estera per il reperimento delle materie prime: così come le fonti fossili, anche l'uranio è un elemento che si estrae da risorse limitate e che presto sarà in declino. Il nostro Paese non dispone di significative riserve di uranio e saremo così costretti ad importarlo da altri Paesi. Quello che ci rimarrà saranno invece le scorie: ancora oggi non esiste al mondo un deposito definitivo e sicuro e proprio in Piemonte stiamo ancora facendo i conti con i rifiuti radioativi della vecchia stagione nucleare italiana, depositati per la stragrande maggioranza nel deposito Avogadro di Saluggia (VC).
L’energia nucleare è infine costosa e controproducente per le tasche dei cittadini e per l’economia del Paese. Per tornare all’atomo, infatti, bisognerebbe ricorrere a fondi pubblici e garanzie statali, quindi alle tasse e alle bollette pagate dai cittadini. Tutte risorse importanti, sottratte ai finanziamenti per la ricerca, per l’innovazione tecnologica, alla diffusione dell’efficienza energetica e le energie rinnovabili, quindi ad investimenti più moderni e incisivi da un punto di vista ambientale e occupazionale.
Una vera alternativa al nucleare esiste già: è necessario investire in una transizione verso un massiccio uso di risorse rinnovabili accompagnato da una drastica razionalizzazione dei consumi con una loro conseguente riduzione per renderli compatibili con le risorse rinnovabili. L'Italia sta già facendo passi avanti in questa direzione e l'ipotesi nucleare non potrebbe che costituire una brusca frenata nel settore delle rinnovabili.
Per queste ed altre ragioni il comitato “Vota Sì per fermare il nucleare” si impegna per contrastare la scellerata scelta del governo di tornare all'atomo.
Su tutto il territorio piemontese stanno sorgendo comitati locali analoghi per diffondere le ragioni del no al nucleare, organizzando iniziative su tutto il territorio. Nei prossimi giorni si costituiranno i comitati provinciali e cittadini. Le iniziative in programma sono varie e variegate, dai volantinaggi per informare i cittadini di passaggio nelle piazze e nelle strade a momenti di approfondimento in dibattiti e incontri pubblici. La moratoria di un anno annunciata dal Ministro Romani non deve ingannare i cittadini, più che una pausa di riflessione, pare un escamotage per prendere tempo e passare indenni le elezioni amministrative e il referendum. Non c’è bisogno di nessuna pausa di riflessione sul nucleare perché i suoi danni e la sua pericolosità sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. Quello di cui c’è bisogno invece è un rifiuto incondizionato, basato sul coraggio di investire sull’efficienza e sulle rinnovabili, ma anche sulla lungimiranza di pensare al futuro del Paese. Invitiamo quindi i cittadini a non cadere nell’inganno di questa moratoria e partecipare al referendum, votando SI per fermare il Nucleare.
E' possibile aderire al comitato piemontese scrivendo una mail all'indirizzo piemontefermiamoilnucleare@gmail.com e rimanere aggiornati sulle iniziative collegandosi a questo blog o su facebook alla pagina "Vota Sì per Fermare il Nucleare - Piemonte".
Anche il Piemonte si mobilita per dire no alla scelta del governo italiano di tornare all'atomo e, in vista del referendum del 12 giugno prossimo, un vasto schieramento di associazioni e cittadini da sempre schierati contro il nucleare si è unito per far fronte comune, con l'obiettivo di convincere la maggioranza degli italiani a votare Sì al referendum.
A distanza di quasi 25 anni dal tragico incidente di Chernobyl e del referendum che fermò il nucleare in italia, gli italiani sono ora nuovamente chiamati alle urne per scegliere la strada da intraprendere nei prossimi anni in campo energetico.
Tornare al nucleare è una scelta molto costosa, rischiosa e controproducente. Rimangono sostanzialmente inalterati rispetto alla vecchia stagione del nucleare in Italia il problema della sicurezza e quello delle scorie. Al di là del rischio di incidenti gravi, i reattori nucleari rilasciano radioattività in aria e in acqua, nel corso del normale funzionamento e a causa di incidenti piccoli che sono abbastanza frequenti. Durante il normale esercizio della centrale vengono contaminati non solo i lavoratori ma anche le popolazioni che vivono intorno all'impianto, in quanto sono consentiti dei rilasci di radioattività all'esterno dell'impianto.
Secondo i risultati dello studio KIKK, commissionato dal Bundesamt für Strahlenschutz (Bfs), l'Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni, a un gruppo di dodici specialisti di livello internazionale (la più ampia indagine mai condotta sul campo, conclusa nel 2008) esiste dipendenza dell'insorgenza di patologie infantili dalla vicinanza alle centrali: nel raggio di 5 km dalla centrale è stato rilevato un incremento rispetto alla media di 1,6 volte dei tumori embriogenetici e di 2,2 volte delle leucemie infantili rispetto ai casi attesi.
Inoltre il ritorno all'atomo non ci metterà al riparo dalla dipendenza estera per il reperimento delle materie prime: così come le fonti fossili, anche l'uranio è un elemento che si estrae da risorse limitate e che presto sarà in declino. Il nostro Paese non dispone di significative riserve di uranio e saremo così costretti ad importarlo da altri Paesi. Quello che ci rimarrà saranno invece le scorie: ancora oggi non esiste al mondo un deposito definitivo e sicuro e proprio in Piemonte stiamo ancora facendo i conti con i rifiuti radioativi della vecchia stagione nucleare italiana, depositati per la stragrande maggioranza nel deposito Avogadro di Saluggia (VC).
L’energia nucleare è infine costosa e controproducente per le tasche dei cittadini e per l’economia del Paese. Per tornare all’atomo, infatti, bisognerebbe ricorrere a fondi pubblici e garanzie statali, quindi alle tasse e alle bollette pagate dai cittadini. Tutte risorse importanti, sottratte ai finanziamenti per la ricerca, per l’innovazione tecnologica, alla diffusione dell’efficienza energetica e le energie rinnovabili, quindi ad investimenti più moderni e incisivi da un punto di vista ambientale e occupazionale.
Una vera alternativa al nucleare esiste già: è necessario investire in una transizione verso un massiccio uso di risorse rinnovabili accompagnato da una drastica razionalizzazione dei consumi con una loro conseguente riduzione per renderli compatibili con le risorse rinnovabili. L'Italia sta già facendo passi avanti in questa direzione e l'ipotesi nucleare non potrebbe che costituire una brusca frenata nel settore delle rinnovabili.
Per queste ed altre ragioni il comitato “Vota Sì per fermare il nucleare” si impegna per contrastare la scellerata scelta del governo di tornare all'atomo.
Su tutto il territorio piemontese stanno sorgendo comitati locali analoghi per diffondere le ragioni del no al nucleare, organizzando iniziative su tutto il territorio. Nei prossimi giorni si costituiranno i comitati provinciali e cittadini. Le iniziative in programma sono varie e variegate, dai volantinaggi per informare i cittadini di passaggio nelle piazze e nelle strade a momenti di approfondimento in dibattiti e incontri pubblici. La moratoria di un anno annunciata dal Ministro Romani non deve ingannare i cittadini, più che una pausa di riflessione, pare un escamotage per prendere tempo e passare indenni le elezioni amministrative e il referendum. Non c’è bisogno di nessuna pausa di riflessione sul nucleare perché i suoi danni e la sua pericolosità sono purtroppo sotto gli occhi di tutti. Quello di cui c’è bisogno invece è un rifiuto incondizionato, basato sul coraggio di investire sull’efficienza e sulle rinnovabili, ma anche sulla lungimiranza di pensare al futuro del Paese. Invitiamo quindi i cittadini a non cadere nell’inganno di questa moratoria e partecipare al referendum, votando SI per fermare il Nucleare.
E' possibile aderire al comitato piemontese scrivendo una mail all'indirizzo piemontefermiamoilnucleare@gmail.com e rimanere aggiornati sulle iniziative collegandosi a questo blog o su facebook alla pagina "Vota Sì per Fermare il Nucleare - Piemonte".
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